Condividere le emozioni

 Condividere le emozioni


“Come stai?”. È la più classica delle frasi che si usa per instaurare una conversazione, ma quanti sono davvero interessati alla risposta? Quanti vorrebbero davvero sapere come sta effettivamente l’altro?
Per questo, alla domanda “come stai?”, si risponde generalmente “bene”, non perché questa sia sempre la risposta reale, ma perché è quella più comoda e che in fondo la gran parte delle persone vuole sentire. 

In mondo in cui le informazioni viaggiano alla velocità della luce, in cui si è iperconnessi e sempre reperibile, ciò che sta venendo meno è proprio la comunicazione tra le persone, una comunicazione che non si limiti allo scambio di messaggi, per lo più vocali od emoticon, in cui ciascuno non vuole ascoltare l’altro, ma attende solo il suo turno per parlare. 
È diventato sempre più difficile condividere le proprie emozioni. Sembra che per commuoversi, piangere, divertirsi, ridere bisogna prima verificare se tali emozioni siano quelle più in voga al momento. 

Perché è così difficile trovare persone genuine, perché chi si emoziona sinceramente è considerato solo un fragile e da escludere? Ne è testimonianza anche quello che è accaduto al Grande Fratello, con l’esclusione di Marco Bellavia, che aveva mostrato tutta la fragilità che emerge dalla depressione. Come ha saggiamente scritto Gramellini: “Questo ennesimo esperimento di lockdown tra persone che non si conoscono conferma che il male del nostro tempo, forse di ogni tempo, è l’indisponibilità a uscire dal porto del proprio ego per prendere il mare aperto e lasciarsi sorprendere dalle tante storie che veleggiano all’orizzonte”. 


Eppure, sono convinta che non dobbiamo avere paura di esternare le fragilità, perché non c’è futuro senza persone che sappiano sinceramente emozionarsi. “La comunicazione elettrica non sarà mai sostituto del viso di qualcuno che con la propria anima incoraggia un'altra persona ad essere coraggiosa e onesta”, affermò Charles Dickens e, mai come ora, c’è necessità di vedere nel viso dell’altro l’empatia e la comprensione di cui tutti abbiamo bisogno.
Maria Giovanna Rucco
2AL

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